museo

MUSEO ARCHEOLOGICO

C.da Ronzo - Calanna (RC)

 


 Museo c.da Ronzo


 

MUSEO ARCHEOLOGICO

Strada Comunale Ronzo - CALANNA (RC)

 

PRENOTAZIONE INGRESSO
Tel. 0965/742012

ORARI DI APERTURA
dal lunedì al giovedì
dalle ore 09h00 alle ore 12h00

 

 
 

 

S I T I   A R C H E O L O G I C I

 

La necropoli protostorica, contrada Ronzo


Del tutto casuale, nel 1953, la scoperta di uno dei più antichi siti archeologici dell’intera Provincia di Reggio Calabria: una necropoli pre-ellenica scavata in un canalone artificiale ricavato nel calcare conchiglifero. Ascrivibile ai secoli XIII-VII a.C. il sito risale dunque a circa tremila anni fa. Le indagini della Soprintendenza partono da subito, interrompendo momentaneamente in Contrada Ronzo i lavori per la realizzazione della strada di collegamento tra Calanna, l’area cimiteriale, il vecchio acquedotto e Villamesa. Coperte per buona parte da lastroni di pietra squadrati alti circa 60 cm, furono rinvenute e riportate alla luce numerose tombe “a grotticella artificiale” o “a forno”,  con al loro interno sepolture sovrapposte e scheletri disposti in posizione fetale.
Gli interessanti corredi funebri qui rinvenuti, conservati recentemente nel Museo Nazionale della Magna Grecia a Reggio Calabria, sono di una certa rilevanza storica: suppellettili di tipo siculo, come ad esempio fibule in ferro e in bronzo, ceramiche vascolari di impasto grezzo e argilla depurata, reperti sia di fabbricazione locale che di importazione.
Nel corso dei secoli purtroppo gli agenti atmosferici hanno parzialmente modificato la morfologia del canalone, causando smottamenti del fianco collinare e con essi il crollo dei sepolcri situati più in basso e sul lato esterno. Amministrazione Comunale e Associazione mirano al comune intento di conservazione del sito. Oggi è possibile ammirare i reperti al museo comunale di c.da Ronzo in Calanna.



Il “castello vecchio”, località Torrione


A Villamesa, in località Imperio Superiore (più precisamente in località Torrione), sul grande pianoro nei pressi dell’attuale acquedotto comunale realizzato negli anni ‘70, sono state scoperte tracce murarie di una certa consistenza, e sono riconducibili con molta probabilità al periodo tardo romano - bizantino.
Pochi gli studi effettuati fino ad oggi su quest’area, un pianoro coltivato che sorge proprio alle spalle dell’acquedotto, distante poche centinaia di metri in linea d’aria dalla collina attorno la quale si sviluppa il centro abitato di Calanna. I due pianori si trovano quasi alla stessa altitudine, quota 530-550 m slm. I resti murari riportati alla luce (oggetto degli unici rilievi effettuati sul sito) fanno presupporre la presenza di una fortificazione più antica di quella presente a Calanna (la tradizione orale parla di castello vecchio o della regina) risalente all’età tardoromana o ai tempi bassi della dominazione bizantina.



La necropoli bizantina, contrada Marchese


Se la necropoli protostorica è ancora ben visibile e visitabile, anche se non del tutto esplorata, molto diversa è la situazione della necropoli bizantina scoperta nel 1920 in contrada Marchese, un territorio vasto e impervio localizzabile al centro esatto del triangolo ideale formato da Calanna, Mulini e Rosaniti. Il sito ha restituito comunque due interessantissimi reperti d’epoca bizantina. Il più importante, facente parte di un disperso corredo funebre, è una croce pettorale in bronzo (“enkolpion”), con incisa la Madonna col Bambino, che si portava in ricordo di un pellegrinaggio, simbolo da noi scelto come stemma dell’Associazione. Il secondo oggetto degno di nota è un amuleto in pietra dal colore verdino, la steatite, rinvenuto nel 1894: raffigura S. Giorgio scolpito a bassorilievo (si portava anche contro il malocchio e le malattie). I due reperti sono ascrivibili ai secoli X-XI d.C.


                                                                  
La fortificazione normanna


Incerta la data di edificazione della fortificazione normanna di Calanna, realizzata su probabili resti bizantini. L’area del pianoro anticamente doveva essere molto più vasta, ma a causa del lento scivolamento del fianco ovest, si è ridotta notevolmente.
Costruita sulla sommità del pianoro attorno al quale si sviluppa l’attuale centro abitato di Calanna, la fortificazione rivestì un importante ruolo militare nel controllo dell’area dello Stretto, dominando dall’alto la Vallata del Gallico e mantenendo il controllo visivo delle imbarcazioni che transitavano attraverso lo Stretto di Messina. Non a caso le sanguinose lotte per la conquista della fortificazione, al cui interno vi erano edifici civili e religiosi (tra cui due chiese), videro Calanna governata da numerosi regnanti, con frequenti lotte e saccheggi.
I Registri Angioini nominano Calanna nel 1276, la cui fortificazione era elencata tra i sei “castra exempta” nel territorio che va da Catona a Pentidattilo. In quel periodo il castrum Calannae era governato da un castellanum, uno scutiferum e dieci servientes. Da Federico d’Aragona a Roberto d’Angiò, intorno al 1324 il Castello risulta il più popolato tra quelli del reggino, con ben 31 sacerdoti e un protopapa. Calanna viene venduta ai Ruffo di Sinopoli, poi se ne impossessa Bertoldo Carafa a seguito di una confisca politica. La famiglia Carafa gestisce Calanna dal 1466 al 1606, quando l’intera baronia fu acquistata dal principe Vincenzo Ruffo. Resta ai Ruffo di Scilla fino al 1806, anno in cui le leggi murattiane eliminarono la feudalità.  
Ad oggi, i rilievi archeologici si fermano a quelli condotti dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria in una ristretta area del pianoro, che ha riportato alla luce l’accesso alla torre d’angolo est, la torre-carcere. La cortina muraria era intervallata da cinque torri e due porte di accesso al pianoro, come testimoniato da una valutazione della baronia di Calanna da parte del funzionario regio Honofrio Tangho nel 1646, dalla quale si evince che alcune parti dei torrioni erano già dirute. Era discontinua la linea fortificata sul lato sud, per la conformazione del pianoro che impediva la risalita su quel versante. Dal 1993 la Soprintendenza non ha più effettuato scavi e indagini sul sito.



La collina delle fornaci


Assai più recenti, probabilmente utilizzate sul finire del XIX secolo, le fornaci per la lavorazione di calce e argilla presenti tra Calanna e Villamesa, sulla sommità della collina che sorge alle spalle del Centro museale. Ma in questo caso la memoria storica dei residenti non ci aiuta molto. Il pianoro conta numerose fornaci utilizzate soprattutto per la lavorazione dell’argilla. 

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